Ci sono autori che ci catturano proprio, con pochissime righe. Uno di questi è Dean Koontz.
Ma chi è costui? Vi diamo qualche nota biografica: è uno scrittore statunitense, classe 1945, i cui romanzi sono un connubio tra thriller, horror e satira delizioso.
All’attivo ha più di 100 libri tra romanzi e graphic novel. Niente male, vero?
Ma Dean Koontz per noi è di più!
Secondo noi, Dean Koontz è uno di quegli autori che, quando lo si incontra sul proprio cammino, lo si deve seguire, inseguire, stalkerare e se possibile cercare di rubargli il testo del prossimo manoscritto prima che lo pubblichi, solo per il gusto di leggerlo per primi, in assoluto.
Volete sapere perché?
Vi diamo un assaggio della sua scrittura attraverso una serie di frasi tratte dai suoi libri.
La follia uccide
L’omicidio non è solo un crimine, ma anche una menzogna, perché implica che alcune vite non abbiano valore.
Dopo una lunga oscurità, un fulmine spaccò il cranio del cielo, rivelando nubi aggrovigliate come la superficie di un cervello e nere come tumori maligni.
È una notte da goblin.
Attraverso le matasse di ghiaccio intrecciate dal vento.
Il vento sembrava essersi diviso in fazioni e aver iniziato una guerra con sé stesso.
Un diavolo di sabbia spazzò pigramente un parcheggio libero
E lì in mezzo una dozzina di pioppi anneriti stava bruciando come se fosse una legione di demoni multibraccia sgorgata dall’inferno.
La notte si posò sulla terra dolcemente come un sogno su un uomo addormentato.
«Tesoro, se l’insonnia fosse un paese, io ne sarei la regina.»
Senza tregua
Waxx non era sovrappeso. Sembrava avere la densità di un lingotto di piombo.
Oltre la portata dei fari, l’autostrada divenne una vena nascosta nella carne bagnata della notte.
L’ombra del predatore non è il posto in cui la preda si dovrebbe nascondere.
Appena in tempo. La cosa giusta avviene sempre appena in tempo. Tutti i libri di favole lo dicono.
Il tuo cuore mi appartiene
Quando il tramonto incendiò il cielo.
Lame scorticatrici di sole del deserto spolpavano l’aria fino all’osso e le onde di calore che si alzavano dalla pista dell’aeroporto erano secche come l’alito di un mare morto.
La teoria del complotto, che prima era un colabrodo, ora tratteneva l’acqua.
Domenica pomeriggio sul tardi, il cielo abbassatosi su Las Vegas era grigio come la faccia di un giocatore maniacale che si alza dal tavolo del baccarat dopo aver perso anche la camicia.
Frankenstein. La città dei dannati
Quando era nel pieno delle proprie facoltà, la sua mente era una villa arredata di ricca esperienza, pensieri eleganti e riflessioni filosofiche. Ora invece era un macello grondante di sangue e del bisogno di uccidere.
Il sole brutale marchiò silenzio nella schiena del giorno.
Frankenstein. Le creature della notte
«Se mi lasciassi cadere una monetina da un quarto sul sedere, rimbalzerebbe sul soffitto.»
Frankenstein. L’immortale
L’odore penetrante dell’ammoniaca sbarrava il passo alla liquirizia.
Mangiò con voracità, cercando di saziare una fame che non aveva bisogno di cibo: una fame di significato, di libertà.
La bruttezza ha la potenza di uno tsunami. È il piedistallo dell’entropia.
«La parola impossibile contiene la parola possibile.»
I non vedenti camminano con l’aiuto di un bastone o di un cane paziente. La sua immaginazione sarà il suo bastone bianco.
Quando arrivarono al Luxe, dopo le quattro, il cielo era diventato scuro come una padella di ferro.
Finalmente la pioggia a lungo trattenuta cadde in una quantità da ispirare costruttori di arche.
Il bravo ragazzo
Rooney aveva l’aspetto di un aspirante cintura nera che, pur non avendo mai preso una sola lezione di karate, ha cercato di spaccare un bel po’ di blocchi di cemento con la faccia. I suoi occhi però erano finestre azzurre piene di luce calda e il suo cuore era buono.
Aveva una voce sottile e tesa come un cavo del telefono, le sue parole erano uccellini appollaiati a rispettosi intervalli, con un’eco sincopata che poteva essere sgomento.
LA vita di un uomo si può ribaltare sul più minuscolo cardine del tempo.
Se si potesse pesare e misurare lo spirito, Max sarebbe risultato più grande della sua casa.
Sono pulita e dritta come un chiodo nuovo che non ha mai conosciuto il martello.
La casa indossava il silenzio come un’armatura, con qualche sporadico scricchiolio.
‘Le frasi non colano rancore.’
Riconsegnarono il balcone al vento e rientrarono chiudendo i vetri.
Aveva imparato da molto tempo che la sopravvivenza poteva dipendere dalla capacità di sbarazzarsi del sonno come di una coperta.
Un fulmine evase dalla prigione delle nuvole e corse sull’asfalto luccicante.
La pioggia sfrigolava sull’asfalto come olio in una padella.
Il rimpianto non è un corvo appollaiato per sempre sopra la porta di casa. Il rimpianto è una creatura con i denti e, sebbene con il tempo si ritiri nell’ombra, basta sussurrarne il nome perché ricompaia.
Dal piano inferiore salivano tuoni di silenzio, quel genere di silenzio che ti scuote dalla testa ai piedi e ti fa sudare e promette fulmini e saette.
Il rosso sanguinò nel viola e il viola si scurì e spuntarono le stelle a incoronare la notte.
Ora tocca a voi! Mettete un pizzico di Dean Koontz nei vostri racconti: prendete spunto da queste espressioni e provate a usarle all’interno dei vostri testi e delle vostre storie.
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